La scuola negli anni ’60

Negli anni ’60, la scuola era un’istituzione in continua evoluzione. La società stava vivendo un periodo di cambiamento e questo si rifletteva anche nell’educazione dei bambini e ragazzi. In questo periodo, infatti l’obiettivo della scuola era di preparare i giovani per la vita adulta, in modo da renderli cittadini attivi e produttivi.

Prima degli anni ’60, la scuola era stata progettata principalmente per un gruppo ristretto di persone benestanti, mentre la maggior parte della popolazione, compresa la classe operaia e le minoranze, veniva esclusa. Tuttavia, durante gli anni ’60, la scuola iniziò ad aprire le sue porte a tutti, cercando di garantire una migliore istruzione indipendentemente dallo status sociale o dall’origine.

Studiare negli anni ’60: storia e cambiamenti

Negli anni ’60, l’istruzione in Italia subisce importanti cambiamenti: nel 1962 viene istituita la scuola media unica, con l’obiettivo di garantire un’istruzione più completa e accessibile a tutti, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. Grazie a questa riforma, l’istruzione obbligatoria diventa di otto anni.

Tuttavia, nonostante queste riforme, la scuola degli anni ’60, era caratterizzata da un’istruzione e da una disciplina severa riguardo l’educazione dei bambini e ragazzi.

Da allora l’istituzione scolastica ha subito numerosi cambiamenti e innovazioni, sia in termini di metodologie d’insegnamento che di strumenti didattici e tecnologici.

Infatti, a partire dagli ’60, uno dei cambiamenti più importanti è stato l’introduzione della formazione accelerata, che prevede corsi dedicati agli studenti che sono rimasti indietro con gli anni scolastici. Questi corsi offrono un’opportunità ai ragazzi di recuperare il tempo perduto in modo rapido ed efficace, aiutandoli a raggiungere gli obiettivi formativi desiderati. Per approfondire, dai un’occhiata alla pagina di IC Santa Sofia dedicata al recupero anni scolastici a Torino.

Nonostante questi cambiamenti, però, la scuola continua ad essere un’istituzione importante per la formazione e lo sviluppo dei giovani, contribuendo alla crescita culturale e educativa del paese. Inoltre, la scuola gioca un ruolo fondamentale anche nel promuovere l’uguaglianza sociale, offrendo a tutti i ragazzi l’opportunità di accedere ad un’istruzione di qualità indipendentemente dalla loro situazione economica o sociale.

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La scuola elementare negli anni 60

In Italia, negli anni 60 la scuola primaria, anche nota come scuola elementare, costituisce il primo livello dell’istruzione obbligatoria del primo ciclo. La sua durata è di 5 anni e inizia all’età di 6 anni, subito dopo la scuola dell’infanzia, e precede la scuola secondaria di primo grado, comunemente chiamata scuola media.

In Italia, negli ultimi anni, si è assistito all’introduzione degli “istituti comprensivi”, che consistono in una o più scuole primarie unite ad una scuola secondaria di primo grado. Questi enti educativi godono di una maggiore autonomia e sono diretti da un dirigente scolastico. Quest’ultimo ha sostituito le figure del direttore didattico e del preside della scuola media, assumendo il compito di gestire l’intero istituto comprensivo.

La scuola primaria in Italia, prima dell’introduzione della riforma Moratti (legge n. 53/2003), era denominata ufficialmente “scuola elementare”. Era organizzata in due cicli didattici separati ma comunque integrati:

Il primo ciclo della scuola primaria, che consisteva nella prima e nella seconda classe elementare, era seguito dal secondo ciclo, composto dalle ultime tre classi dell’istruzione elementare.

Prima, alla fine della quinta classe della scuola primaria, si svolgeva un esame di licenza che consentiva l’accesso alla scuola media inferiore. Tuttavia, quest’esame è stato abolito in seguito all’approvazione di una normativa da parte della ex-Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Letizia Moratti.

Prima del 1990, la scuola elementare in Italia era organizzata secondo il principio del “maestro unico“, ovvero un solo insegnante per ogni classe. Successivamente, con l’approvazione della legge 148 del 5 giugno 1990 e dopo anni di sperimentazione, questa figura venne eliminata e si passò al “gruppo di docenti” (noto anche come “modulo didattico”). Fino al Governo Berlusconi III, alla fine del quinquennio, era previsto l’esame di licenza elementare che permetteva l’accesso alla scuola media inferiore, l’attuale scuola secondaria di primo grado.

Nella scuola elementare degli anni 60 in Italia, gli insegnanti erano organizzati in gruppi di tre per ogni due classi (o quattro per ogni tre classi), ognuno specializzato in un ambito disciplinare specifico come linguistico-espressivo, matematico-scientifico o antropologico.

La scuola media e superiore negli anni 60

Dopo intense negoziazioni tra DC e PSI, fu approvata la legge n.1859 del 31 dicembre 1962, che prevedeva la soppressione della scuola di Avviamento al lavoro e la creazione di una scuola media unificata che garantisse l’accesso a tutte le scuole superiori.

Nello stesso periodo in Italia, le classi miste maschili e femminili sono state progressivamente introdotte in sostituzione di quelle composte esclusivamente da elementi dello stesso sesso. Tuttavia, rimaneva un’ambiguità riguardo alla questione del “Latino“, materia obbligatoria insieme all’Italiano nel secondo anno di scuola media, ma diventata facoltativa nel terzo anno, sebbene fosse necessaria per l’accesso al liceo. Al contrario, non era richiesto lo studio di alcuna materia per l’iscrizione agli istituti tecnici e professionali.

L’incertezza sulla questione del latino verrà risolta solo dopo quindici anni con la sua abolizione, una proposta che era stata sostenuta già dal dopoguerra da Pietro Nenni.

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Come si scriveva a scuola negli anni 60?

Negli anni ’60, l’istruzione era molto diversa rispetto a quella di oggi. I bambini imparavano a scrivere in modo molto differente, usando metodi che sembrano arcaici oggi.

Prima di tutto, va detto che in quel periodo l’uso della penna a sfera era ancora relativamente nuovo e molti studenti utilizzavano ancora la penna stilografica, spesso con un inchiostro verde scuro. Questo tipo di penna richiedeva un’attenzione particolare nella scrittura, perché se la penna era tenuta troppo inclinata o premuta troppo forte sulla carta, l’inchiostro poteva fuoriuscire dalla penna e macchiare il foglio.

Il modo in cui si insegnava a scrivere era basato su esercizi di calligrafia, con l’obiettivo di creare una scrittura uniforme e leggibile. Gli studenti imparavano a scrivere le lettere in corsivo, un tipo di scrittura che ha la caratteristica di unire le lettere tra di loro, in modo che la scrittura fosse fluida e veloce.

Per imparare a scrivere in corsivo, gli studenti dovevano esercitarsi a scrivere le lettere in modo ripetitivo, fino a raggiungere una scrittura fluida e leggibile. Inoltre, veniva insegnata la posizione corretta della mano sulla penna e la postura corretta del corpo, per evitare stanchezza e dolori alla mano durante la scrittura.

I quaderni a righe erano l’unico tipo di quaderno disponibile per la scrittura, in cui le linee erano disposte orizzontalmente e verticalmente, con lo spazio tra le linee sufficiente per scrivere in corsivo. Spesso, gli studenti avevano un quaderno apposito per la scrittura a mano e un altro per i compiti scritti.

Infine, gli studenti dovevano prestare attenzione alla formattazione dei loro compiti scritti, utilizzando la giusta forma di saluto e di chiusura nelle lettere, la punteggiatura corretta e la suddivisione del testo in paragrafi. Queste regole erano rigorosamente rispettate per garantire una scrittura formale e rispettosa.

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Come erano le cartelle negli anni 60?

La cartella degli anni 60 era fatta di materiali di recupero, come vecchi indumenti o tessuto di sacco militare, chiusa con due bottoni e con un manico a tracolla per trasportare i libri, quaderni e penne necessari per la scuola. Tuttavia, queste cartelle non erano solo utilizzate per portare il materiale scolastico ma anche come strumenti di difesa o attacco in caso di lotte tra bande durante il tragitto scuola/casa.

Alcuni studenti avevano una custodia fatta con due assi di legno uniti da cinghie di cuoio, che talvolta conteneva anche un astuccio per le penne. Altri studenti, specialmente quelli che vivevano in montagna o che avevano poche risorse economiche, utilizzavano uno zaino militare adattato per portare con sé il materiale scolastico.

Come succede oggi, forse di più in passato, nonostante i genitori cercassero di raccomandare di prendersi cura delle cartelle, queste erano spesso in pessime condizioni tanto che non arrivavano alla fine dell’anno scolastico e ancora peggio al termine dell’obbligo scolastico. Tuttavia, venivano sempre riparate e passate successivamente ad altri membri della famiglia, come spesso accadeva anche per i vestiti, seguendo la consuetudine del “passamano”.

Curiosità da sapere sulla scuola negli anni 60

  • Prima dell’approvazione della legge n. 517 del 4 agosto 1977, in Italia l’inizio dell’anno scolastico era fissato per il 1° ottobre, una data ben conosciuta dagli studenti e dagli insegnanti.
  • Il primo giorno di scuola, che cadeva il 1° ottobre, era un’occasione speciale per i nuovi alunni, chiamati “Remigini” in onore di San Remigio, il santo festeggiato quel giorno. Talvolta, i bambini ricevevano piccoli doni per celebrare l’occasione.
  • Solo tre giorni dopo l’inizio delle lezioni, i bambini avevano già un giorno di vacanza il 4 ottobre in occasione della festa di San Francesco, il patrono d’Italia, che richiedeva la chiusura delle scuole.
  • Fino agli anni ’70, la calligrafia era una materia importante per gli studenti italiani, che venivano istruiti nell’arte della scrittura a mano con pennino e inchiostro. Questo insegnamento serviva a sviluppare l’eleganza, la disciplina e la pazienza dei bambini.
Margherita
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